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Nairobi-Johannesburg via Potenza: on ze rod!

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Il progetto era ambizioso: attraversare nove Paesi a bordo di un matatu, il tipico "mezzo pubblico" africano, da Nairobi a Johannesburg e ritorno, per far conoscere al mondo l'altra faccia del soccer africano, non sempre scintillante e "plastificato" come quello proposto dalla FIFA. Quasi due mesi attraverso l'Africa subsahariana, regalando sorrisi, speranze e palloni. Partito il primo di giugno, il matatu targato Altrimondiali è arrivato a Johannesburg il giorno della finale dei Mondiali di calcio, l’11 luglio: un viaggio faticoso ed entusiasmante alla scoperta del gioco "più bello", un gioco che milioni di africani vivono come strumento di integrazione e coesione sociale. Un gioco che può servire, come hanno capito questi pazzi impegnati in un viaggio stranissimo ed esaltante, ad avvicinare persone che, magari, un pallone neanche lo avevano mai visto (è capitato in un villaggio del Mozambico, ne riparleremo) e, perchè no, a mostrare loro un aspetto meno duro della vita. Certo, il calcio è l'oppio dei popoli, è panem et circeneses (come dice lo stesso vecchio Sepp), è un mezzo per controllare le masse. Bla bla bla. Ma il calcio è anche promessa di riscatto, di un futuro meno oscuro, per un'intero continente: i Mondiali in Africa sono stati un bene o un male? L'uno e l'altro, ma hanno regalato un grande sogno a tutti e il viaggio del matatu è stato capace di catturare, raccontare e illuminare questo sogno, anche se per poco. Per meno ancora, io ho accompagnato i cinque matatunauti (Dominic Otieno, Hillary Masinde, Maxwell Odhiambo, Emiliano Corbetta e Francesco Riedo): insieme all'antropologa Sara Ferrari, sono salito a bordo a Cape Town e, dopo due giorni e due notti attraverso il Karoo, come moderni Voortrekker, sono sbarcato davanti a Soccer City, in tempo per assistere a Spagna-Olanda. Nella foto in alto, potete vedere Hillary (a sinistra) e Dominic (a destra), tra due tifosi orange. Beh, l'idea del viaggio non era certo quella di portare fortuna a Robben. Come si è visto.

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